Solo noi: Storia sentimentale e partigiana della juventus (Italian Edition) by Paolo Bertinetti

Solo noi: Storia sentimentale e partigiana della juventus (Italian Edition) by Paolo Bertinetti

autore:Paolo Bertinetti [Bertinetti, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2017-05-17T22:00:00+00:00


9

Intermezzo

Questo capitoletto è intitolato “Intermezzo”, perché sta tra il campionato del 2002-03, in cui la Juve vinse il suo ventisettesimo Scudetto, e la fine del campionato 2005-06 quando di Scudetti gliene rubarono due.

Eravamo rimasti all’arrivo di Capello sulla panchina della Juve all’inizio del campionato 2004-05. Il suggerimento era venuto da Umberto Agnelli, che non era rimasto per nulla impressionato dalle dichiarazioni pubbliche fatte qualche tempo prima dallo stesso Capello a proposito del fatto che mai avrebbe accettato di allenare la Juventus. L’aveva detto da allenatore della Roma, in quel momento in lotta con il Milan per la vittoria in campionato. Lo Scudetto lo vinse il Milan. La Roma non navigava in buone acque, né da un punto di vista economico né tantomeno da un punto di vista “ambientale”. Capello, uno che fino a quel momento aveva vinto come allenatore quattro Scudetti con il Milan e uno con il Real Madrid – e che sapeva benissimo perché era riuscito a vincerne uno con la Roma – non moriva certo dalla voglia di rimanere nella piazza romana. D’altronde, già l’anno prima era stato a un passo da andarsene per diventare allenatore dell’Inter; ma quasi all’ultimo momento Moratti aveva cambiato idea (e si era tenuto Cúper!).

Questa volta, quasi all’ultimo momento, aveva firmato per la Juventus; e aveva proposto tre scelte strategiche per rafforzare la squadra, Fabio Cannavaro in difesa, Emerson a centrocampo e Zlatan Ibrahimović in attacco. Cannavaro, dopo una lunga carriera di difensore eccelso nel Parma, nel 2002 era finito all’Inter, dove però Cúper non aveva saputo utilizzarne le grandissime qualità. Per cui allenatore e presidente, pensando di fare un affarone, lo cedettero alla Juventus. Capello sì che sapeva come utilizzarlo (come d’altronde lo sapevano al Parma); e sapeva anche come utilizzare Emerson, nazionale brasiliano che il calcio europeo aveva imparato a conoscerlo nei tre anni trascorsi al Bayer Leverkusen e che poi, nei quattro successivi, aveva illuminato il centrocampo della Roma. Capello non aveva dubbi sul ruolo decisivo che per classe, per capacità tecniche, per personalità, Cannavaro ed Emerson potevano avere nella Juve, come in qualsiasi altra squadra. E infatti, quando nel 2006, dopo la sentenza di Farsopoli, Capello tornò ad allenare il Real Madrid, volle che i due venissero reclutati dal club spagnolo.

Per l’attacco arrivò uno svedese di genitori slavi che nell’Ajax aveva fatto assai bene, Zlatan Ibrahimović, detto “Ibra”, oppure lo “Zingaro”. Non era ancora, ovviamente, quello che sarebbe diventato dopo, possente e accentratore; si trattava di un gigante con la faccia da ragazzo che comunque impensieriva non poco le difese avversarie per la sua imprevedibilità, la sua determinazione, la sua forza fisica. In quel suo primo campionato alla Juve fece sedici goal; e almeno altrettanti ne fece fare, non per via di suoi eventuali assist, ma per gli spazi che con le sue incursioni creava ai compagni. Nel campionato successivo di goal ne segnò soltanto sette (tanto a farne un sacco c’erano Trezeguet, soprattutto, e Del Piero), ma il suo apporto di seminatore di terrore fu ancora più importante.



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